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FRANCESCO ANTONIO VALLOTTI TEORICO E COMPOSITORE

Francesco Antonio Vallotti (Vercelli, 11 giugno 1697 – Padova, 10 gennaio 1780) è stato un importante organista, compositore e teorico della musica del Settecento. Dopo l’uscita dal seminario, e dopo aver sposato la regola di San Francesco a Chambéry, fu nominato organista della chiesa di Sant’Antonio a Padova, dandovi prova di un raro talento esecutivo e compositivo. Tartini lo considerava il più grande organista del suo tempo. Dopo il ritiro del suo predecessore, Vallotti gli successe nelle funzioni di maestro di cappella, che ricoprì fino alla sua morte.
Charles Burney, che lo conobbe a Padova nel 1770, dice che era di una bontà tanto grande che non lo si poteva conoscere senza amarlo. La sua fecondità, nelle composizioni di musica religiosa, ha del prodigioso, sebbene mettesse molta cura nello scrivere le proprie opere e nonostante queste fossero riempite di fughe e di artifici di contrappunto. Era considerato, dal 1750, come uno dei più abili compositori d’Italia in questo genere di musica anche se la sua importanza odierna è principalmente legata anche alla teorizzazione di un particolare temperamento per l’accordatura di organi e clavicembali.


FESTA RUSTICA, ITALICO SPLENDORE  ED IL PROGETTO VALLOTTI

Nel 2017, A 320 dalla nascita di Vallotti, il flautista-violoncellista Giorgio Matteoli, Festa Rustica in collaborazione con l’Ensemble Italico Splendore capeggiato dal violoncellista Alessandro Andriani, rilanciano l’opera di riscoperta delle musiche del teorico-compositore (iniziata nel 2010 con la prima esecuzione integrale ed incisione assoluta delle Nove Lamentazioni di Geremia Profeta  pubblicate in esclusiva con un audio libro e doppio Cd, dalla prestigiosa rivista Amadeus). Il progetto Vallotti del 2017, con la preziosa collaborazione  di due Ensemble di specialisti del Baroccoi riuniti in un’unica orchestra del soprano Giorgia Cinciripi si propone infatti tramite concerti, incisioni discografiche, studi e conferenze, l’ambizioso obiettivo di ridare,a partire da ora e nel corso degli anni a venire, nuova voce ad un corpus consistente di composizioni sacre dalla bellezza ineffabili ingiustamente neglette: dalle composizioni più “cameristiche” per una due voci con continuo alle grandi composizioni a doppio coro. Composizioni tutte animate da una potente vena drammatica drammatica e spirituale, un fraseggio ricco e raffinato sempre ancorato ad una sapiente scienza contrappuntistica.


IL PRIMO STEP DEL PROGETTO: LE NOVE LEZIONI PER GLI UFFICI DELLE TENEBRE

Quando pose mano alla stesura delle Lezioni delle tenebre, ovvero all’imponente opera delle Nove Lamentazioni per la Settimana Santa (tre per il Mercoledì, tre per il Giovedì e tre per il Venerdì Santo), Vallotti non fece altro che aggiungere il suo nome a una lunga lista di compositori che avevano musicato i suggestivi testi di Geremia sin dal secolo XV. Queste ‘lezioni’, ovvero letture, servivano, e servono tuttora, all’interno della liturgia cattolica, come momenti di meditazione durante gli uffici tenuti nel corso della Settimana Santa. Sin dagli albori del secolo IX invalse l’uso di spegnere gradatamente la luce delle candele al termine di ciascuno di tali uffici liturgici, così da simboleggiare le sofferenze e la morte di Gesù Cristo sulla croce. Di qui l’aggiunta del genitivo ‘tenebrae al sostantivo ‘Lectio’. Le nove Lamentazioni sono un’opera complessa, scritta nell’arco di diversi anni e la loro stesura, come quella di altre opere del Vallotti, fu da lui stesso più volte rimaneggiata in una intensa attività di revisore di sé stesso (basti pensare che, su 437 opere del suo catalogo, ben l42 portano una doppia data). La struttura musicale segue lo schema tradizionale, fedele al testo di Geremia, alternando versetti a lettere ebraiche d’incipit (Aleph, Beth, Ghimel, Daleth, etc.). Queste lettere, poste all’inizio di ciascun versetto, danno generalmente l’opportunità al compositore di scrivere lunghi vocalizzi, opportunità che in Vallotti si traduce, sia nelle composizioni con archi, sia in quelle a voce sola, violoncello obbligato e basso continuo, nella scrittura di vere e proprie piccole arie, a volte seguite da un recitativo (versetto) o che talvolta sfociano in un recitativo o arioso senza soluzione di continuità, quasi a formare un tutt’uno nel continuum della partitura. Dal punto di vista stilistico, non si può fare a meno di notare la presenza di certe “galanterie” (come trilli, appoggiature lunghe, brevi e ‘a sospiro’, e ritmi puntati nelle melodie), unita al barocchismo puro dell’orchestrazione degli archi (la parte di viola sempre molto legata a quella del basso e i violini soventemente in terza o sesta), così come nella consistente presenza, anche nelle parti solistiche, di affascinanti progressioni melodico-armoniche. Elemento certamente nuovo è anche l’uso, nell’intestazione dei diversi movimenti, di una terminologia non più barocca, ma quasi mirata a formare una nuova poetica degli affetti. Ai tradizionali, Largo, Adagio o Allegro, Vallotti preferisce infatti l’Affettuoso, l’Adagiato o il Vivace in singolare sintonia con le didascalie presenti in analoghe composizioni di un autore nordico come Telemann. Altro dato importante è il ruolo solistico attribuito, come sopra accennato, al violoncello. È probabile che Vallotti abbia scritto queste composizioni per il violoncellista Antonio Vandini, in carica presso la Cappella Antoniana fino agli anni Settanta, e grande virtuoso del suo strumento. La sua fama di esecutore fu causa di una grande delusione per il già citato Charles Burney («Viaggio musicale in Italia»), quando, proprio presenziando a Padova a un concerto di musiche vallottiane, il cronista inglese si dispiacque molto di non aver potuto udire: “…il celebre oboe Matteo Bissoli e il famoso vecchio violoncellista Antonio Vandini, che, come dicono gli italiani, suona in modo da far ‘parlare’ il suo strumento… “
Giorgio Matteoli e Festa Rustica hanno registrato nel 2010 in prima mondiale assoluta l’integrale di questi bellissimi brani pasquali con un doppio Cd ed audiolibro pubblicato ed in esclusiva per la prestigiosa rivista musicale Italiana Amadeus.


2017 IL SECONDO STEP: LE ANTIFONE MARIANE

Le preghiere note come Salve Regina, Alma Redemptoris Mater, Ave Regina Caelorum e Regina Caeli costituiscono le antifone mariane ossia quelle antifone libere (preghiere messe in musica senza salmo associato a differenza delle antifone salmodiche ) che la Chiesa Cattolica dedica a Maria. Durante gli anni in cui fu Maestro di Cappella a Padova Vallotti dedicò numerose pagine ai testi delle antifone mariane per le quali ha attribuito principalmente alla voce del Soprano il ruolo solista accompagnato dagli strumenti ad arco. Obiettivo del lavoro del 2017-che ha visto impegnata in prima persona, in occasione della sua tesi di laurea  anche nelle vesti di ricercatrice musicologica, il soprano Giorgia Cinciripi- è stato quello di far rivivere alcune composizioni di Vallotti rivolte alla figura della Beata Vergine Maria. Nello specifico si è voluto proporre un percorso tematico-musicale dedicato alle Antifone Mariane scritte per Soprano, archi e continuo. Dopo le accurate ricerche musicologiche della Cinciripi I musicisti dell”Ensemble Festa Rustica ed Italico Splendore, riuniti sotto la direzione di Giorgio Matteoli, hanno dunque nuovamente tradotto in suoni queste meravigliose partiture, ridestandole dal loro secolare oblio, dedicando ad esse, oltre che delle prime esecuzioni in tempi moderni, una prima incisione discografica assoluta.